8/1/1993: a Barcellona (Messina) viene ucciso Beppe Alfano, giornalista del quotidiano "La Sicilia".
Era un "semplice" professore con la passione per il giornalismo o, come sarebbe più giusto dire, per la verità. Giuseppe Alfano, di 42 anni, insegnava educazione tecnica nella scuola media del paese vicino e come hobby scriveva da corrispondente per La Sicilia, il quotidiano catanese. Quando il territorio di Messina era ancora considerato "provincia babba" (cioè priva di presenza mafiosa, in linguaggio di Cosa nostra), lui si ostinava a descriverlo come una zona franca per latitanti e affari mafiosi, fiorenti proprio in virtù di quel silenzio costruito. Era un "cronista rompicoglioni" Beppe Alfano, come scrisse Riccardo Orioles nel marzo di quell'anno sui Siciliani nuovi, eppure in tasca non aveva nemmeno il tesserino professionale: è stato infatti iscritto all'Ordine dei giornalisti solo dopo la sua morte, così come è avvenuto per Peppino Impastato e Mauro Rostagno. Ha dato la vita, insomma, per cinquemila lire a pezzo e una colonnina di piombo sul giornale in sua commemorazione, per poi essere sepolto, come tanti, nell'indifferenza.
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