Tra i tanti tesori di Palermo ce n'è uno che forse in pochi conoscono: Salvo Licata un giornalista, un drammaturgo, un poeta e cantastorie ma soprattuto un Uomo che per me rappresenta la vera essenza della "palermitaneità".
C'è tanto da raccontare su questo palermitano d.o.c.....lontano anni luce da quei nomi che per anni hanno rappresentato e rappresentano la parte negativa della Sicilia e di Palermo.
Ora questo "tesoro" vorrei farvelo scoprire proponendovi un suo libro "Il mondo è degli sconosciuti", la cui prefazione, che si potrà leggere nei commenti, è stata scritta dalla figlia Costanza.
martedì 21 novembre 2006
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3 commenti:
Mi piace ricordare mio padre con la stessa forza e intensità con cui ha vissuto e amato la sua città. Una città divisa in città bianca, una Palermo "bene" che lui non ha mai amato, e città nera. Un "buco nero" diceva, fatto di vicoli, di spietatezze, di leggi proprie. Sono cresciuta e ho respirato la sua curiosità per questa Palermo, con i suoi sapori, con i suoi umori, dolori, con le sue viscere. Una bella donna, diceva, deturpata però dalla peste. Una città dove fare teatro era ed è ancora difficile.
Ricordo con molta nostalgia il periodo in cui rappresentarono al Piccolo Teatro, allora gestito da Nino Drago: Ehi, Coca! un suo testo di denuncia sul traffico degli stupefacenti. Allora lui curava la regia e ogni sera io aspettavo che mi chiedesse di accompagnarlo. Mi piaceva molto vederlo con i suoi "fighiozzi", attori palermitani oggi molto conosciuti, allora solo "guitti". Con loro parlava di tutto, viveva le loro storie, li aiutava. Era "u Parrinu".
Gli odori di quel periodo a Palermo mi riportano a una tappa obbligata che avevamo prima di tornare a casa: piazza Croci, bancarella di "fichidindia ghiacciati", dove mio padre ne ingoiava, essendo un gran "manciatario", almeno una decina.
Ricordo ancora, quando rappresentarono al Teatro Biondo "Il Trionfo di Rosalia, la storia di una ragazza "di vita" che, attraverso un sogno, incarna la "santuzza". Il teatro riviveva "u triunfu" con due vecchi cantori, uno che suonava il violino ed uno la fisarmonica.
Per quello spettacolo che aveva come protagonisti i famosi guitti (Burruano, Sperandeo ecc., mio padre scelse dei rgazzi della Vucciria, che tutto erano fuorchè attori. "L'ancilu" era un famoso scippatore, un ragazzo bellissimo, alto e biondo...un vero angelo.
Mi sono convinta, da quando non c'è più, che mio padre ha scelto di voler morire il 1° aprile del 2000 per fare a tutti noi una bellissima beffa. Mi diceva sempre che la vita non a presa troppo sul serio, che bisogna sempre un pò giocarci, quasi a prenderla per il culo.
Ricordo un gioco ...mi cantava una cantilena crudela che faceva così: "u tata muriu, u papà muriu...u ziu muriu e ora mori pure tu". Un gioco che ha continuato quando, ormai malato, quando lo chiamavo a casa al telefono, lui tardava a rispondere e io gli chiedevo "Papà perchè ci ha messo tanto a rispondere?" e lui rispondeva: "Qua siamo tutti morti e tu stai parlando con un morto". Io facevo finta di incazzarmi, lui rideva da impazzire e mi diceva: "Custanzò, non devi essere così angosciata di fronte allal morte, perchè, come diceva Flaiano, "Dalla vita nessuno ne è uscito mai vivo"
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Il Mondo è degli sconosciuti
Autore Licata Salvo
Editore Sellerio di Giorgianni
Data pub. 2004
Genere letteratura italiana: testi
Collana La memoria
Pagine 289
Prezzo € 11,00
Grazie di cuore Costanza, a te e a tua mamma Mirella perchè avete arricchito il mio blog permettendomi di parlare di Salvo.
Un forte abbraccio!
quando ho conosciuto Salvo e Mirella in quanto amica del figlio Roberto, avevo 23 anni. la prima cosa ke notai fu l'assoluta mancanza di timore reverenziale che si ha davanti ai genitori degli amici. SAlvo era seduttivo e intrigante con il suo modo irresistibile di raccontare, e, se gli piacevano i tuoi discorsi, aveva una straordinaria capacità d'ascolto facendoti sentire importante. io sapevo ammaliarlo con i racconti dei pescatori della mia borgata. una volta ha voluto sapere, penna alla mano, tutti i 'nciuri, cioè i sopranomi delle famiglie del mio quartiere. si spanciava dalle risate sentendo "cicciu u piritu" oppure "a pisciamaronna" o "a setti rinali" evvia discorrendo. Il bello é che io mi facevo raccontare da mio padre, classe 1921, le origini di questi sopranomi tramandati di generazione, e ho imparato ad apprezzare in mio padre cose prima ignorate. Mirella era dolcissima, allegra e sorridente, la loro casa era un porto di mare e non avresti mai voluta andar via. in casa Licata si respirava un'atmosfera d'amore autentico. spesso vedevo salvo e mirella abbracciare e sbactucchiare i figli, chiamarli con teneri nomignoli.... quante cene, quanti pomeriggi seduta sul fresco pavimento del soggiorno ad ascoltare gli esercizi al violino di cocò.... il ricordo di questi momenti apparentemente senza importanza, resteranno per sempre nella mia memoria.
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